I grandi allenatori personalizzano le loro azioni e i loro programmi di allenamento in base alle caratteristiche e ai bisogni dei loro atleti, evitando di farsi influenzare da stereotipi e pregiudizi (Becker, 2012; Erickson & Côté, 2016). Oggi, questa capacità di adattamento è particolarmente cruciale, poiché gli allenatori si trovano di fronte a una nuova generazione di atleti cresciuti in un’era digitale: la Generazione Z.

Chi sono gli atleti della Generazione Z?
La Generazione Z (Gen Z) comprende i giovani nati dopo il 1996 e rappresenta il 27% della popolazione mondiale (Hampton & Keys, 2016). Nota anche come Post-Millennial o iGeneration, questa coorte demografica è caratterizzata da tratti unici, modellati dal contesto socioeconomico, politico e tecnologico dei loro anni formativi. Eventi globali come la recessione economica del 2008, l’11 settembre e disastri naturali come l’uragano Katrina hanno influenzato profondamente il loro modo di percepire il mondo (Hampton & Keys, 2017).
La Gen Z è la generazione più istruita della storia e la prima ad essere cresciuta in un ambiente completamente digitale, il che ha affinato le loro competenze tecnologiche (Twenge, 2017). Questa generazione si distingue per essere responsabile, compassionevole, realistica, di mentalità aperta e accogliente verso la diversità. Tuttavia, presenta anche sfide: la loro capacità di attenzione è più breve, hanno bisogno di feedback frequenti e sono meno inclini al fallimento. Spesso manifestano difficoltà nel gestire l’indipendenza e tendono a procrastinare, cercando costantemente informazioni rapide e immediate.
A causa della predominanza del mondo digitale, i giovani della Gen Z trascorrono meno tempo in interazioni faccia a faccia, un fattore associato a livelli più elevati di depressione, ansia e solitudine (Twenge, 2017). La loro tendenza al multitasking – spesso inefficace – e la necessità di ricevere spiegazioni dettagliate sui “perché” richiedono un approccio pedagogico e motivazionale mirato da parte degli allenatori.
L’impatto della tecnologia sugli atleti della Gen Z
La tecnologia ha plasmato profondamente il comportamento degli atleti della Gen Z. Secondo uno studio di Encel, Mesagno e Brown (2017), il 68% degli atleti britannici ha utilizzato Facebook entro due ore dalla competizione, con il tempo trascorso sui social media correlato a livelli più elevati di ansia sportiva. D’altra parte, l’uso dello smartphone può avere anche effetti positivi, come il miglioramento delle capacità di autoregolazione (DedsClouds et al., 2018). Tuttavia, è essenziale bilanciare i benefici tecnologici con i potenziali rischi, adottando strategie educative che aiutino gli atleti a gestire efficacemente il loro rapporto con la tecnologia.
Strategie per allenare gli atleti della Gen Z
Per lavorare con atleti della Gen Z, gli allenatori devono adottare un approccio flessibile e individualizzato.
Questo significa:
Promuovere l’autonomia: Gli allenatori devono stimolare la responsabilità e l’indipendenza, ponendo domande piuttosto che fornire risposte immediate. Questo approccio incoraggia gli atleti a sviluppare capacità decisionali e ad assumersi la responsabilità delle proprie scelte (Mageau & Vallerand, 2003; Mallett, 2005);
Fornire feedback costante e specifico: La Gen Z ha bisogno di feedback frequenti e mirati. Gli allenatori dovrebbero valorizzare i progressi, evidenziando aree di miglioramento con messaggi positivi e costruttivi;
Integrare la tecnologia in modo consapevole: Utilizzare strumenti digitali per monitorare le prestazioni e comunicare in modo efficace può aiutare a catturare l’attenzione degli atleti e a migliorare il loro coinvolgimento;
Coltivare relazioni personali: Poiché la Gen Z trascorre meno tempo in interazioni faccia a faccia, è fondamentale che gli allenatori costruiscano relazioni autentiche con gli atleti, offrendo un ambiente sicuro e di supporto;
Lavorare con i genitori: I genitori della Gen Z sono spesso molto presenti nella vita dei figli. Gli allenatori devono collaborare con loro per creare una rete di supporto efficace, mantenendo un dialogo aperto e trasparente e a questo può servire il progetto di Genitori nello Sport (Seemiller & Grace, 2016; Twenge, 2017).
Conclusioni
Gli allenatori che lavorano con atleti della Generazione Z devono trovare un equilibrio tra l’applicazione di principi generali e la comprensione delle differenze individuali. Lavorare con uno psicologo dello sport può aiutare ad affinare strategie di comunicazione e intervento per ottenere il massimo potenziale dagli atleti. Inoltre, creare reti di supporto tra allenatori, genitori e staff tecnico è essenziale per favorire una crescita sana e bilanciata degli atleti, per questo abbiamo pensato di creare un webinar sulla relazione allenatore-genitore.
Bibliografia
Becker, A. J. (2012). Effective coaching in action: Observations and descriptions of high school coaches’ success in sport and life. The Sport Psychologist.
DedsClouds, Laamarti, Durrand-Bush, & Saddik (2018). The effects of smartphone use on athletes’ psychological preparation. Sport Science Review.
Encel, K., Mesagno, C., & Brown, H. (2017). Facebook use and its relationship with competitive anxiety in athletes. Psychology of Sport and Exercise.
Erickson, K., & Côté, J. (2016). A season-long examination of the intervention strategies used by model youth sport coaches. Journal of Applied Sport Psychology.
Hampton, K., & Keys, B. (2016). The generational impact of technology on communication. International Journal of Social Research.
Mageau, G. A., & Vallerand, R. J. (2003). The coach–athlete relationship: A motivational model. Journal of Sport Sciences.
Mallett, C. J. (2005). Self-determination theory and the sport climate: A perspective on coaching behaviors. International Journal of Coaching Science.
Seemiller, C., & Grace, M. (2016). Generation Z: Educating and engaging the next generation of students. Jossey-Bass.
Twenge, J. M. (2017). iGen: Why today’s super-connected kids are growing up less rebellious, more tolerant, less happy – and completely unprepared for adulthood. Simon & Schuster.