La triade allenatore, atleta e genitore nello sport
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La triade allenatore, atleta e genitore nello sport

Un aspetto rilevante, anche se lasciato inesplorato fino alla fine degli anni '90, è il rapporto sistemico tra allenatore, atleta e genitore (Brackenridge, 1998), che ha come principi cardine il costruire attorno allo sport delle reti e delle alleanze educative. Secondo Mantegazza (1999), il compito dell'allenatore è collaborare con i genitori, invece che mettere un "filo spinato" intorno al campo o alla palestra per non farli entrati, infatti non possono e non devono essere esclusi da discussioni e confronti che riguardano l'ambito sportivo del figlio.


Tuttavia ancora oggi il tema della collaborazione tra allenatori e genitori rimane una dimensione critica, in quanto il coach dovrebbe individuare strategie funzionali al loro coinvolgimento nelle scelte sportive, per renderli propositivi anziché reattivi e sensibili ai risultati di apprendimento dei loro figli. Nella loro revisione della letteratura sui genitori nello sport, Wylleman e colleghi (2000) parlano di coinvolgimento "diretto" e "indiretto" ed elencano le fonti che mostrano influenze genitoriali sia positive che negative sui giovani atleti. Wylleman ha anche scoperto che il rapporto del bambino con il padre ha un'influenza particolare sul successo di un atleta di talento. Ciò solleva interrogativi interessanti sull'assenza di una figura paterna nella vita domestica di un giovane sportivo e sulle implicazioni che ciò può avere per la gestione dei confini delle relazioni con gli allenatori maschi (Bringer et al., 2006).


Questi aspetti dovrebbero essere nelle competenze del coach al fine di riconoscere il contributo positivo che il genitore può dare, per supportare l'empowerment e costruire una relazione basata sulla fiducia. Ad esempio, è stato dimostrato che la presenza di entrambi i genitori influenzi le reazioni emotive, in particolar modo aumenta l'ansia precompetitiva, soprattutto per le ragazze e negli sport individuali come il tennis, mentre la loro assenza non è stata associata a livelli inferiori di ansia precompetitiva (Bois et al., 2009). Nello specifico, da un punto di vista comunicativo si tratta di interazioni che dovrebbero favorire lo scambio di idee, piuttosto che modalità lineari e istruttive d’interazione che contribuiscono all'instaurarsi di barriere relazionali. Questo avviene, ad esempio, quando ci si riferisce al genitore come persona bisognosa di consigli e con competenze e conoscenze sportive ridotte, o quando si cerca di differenziare le responsabilità educative e distinguere chiaramente tra comportamenti da adottare a casa e quelli da compiere in ambito sportivo.


In linea con il modello ecologico di Bronfenbrenner (1979), il sistema familiare e quello sportivo sono contesti di vita caratteristici per l'educazione dei bambini e degli adolescenti, e sono incoraggiati ad interagire e ad adattarsi. Lo spazio tra loro, chiamato mesosistema, è da intendersi come uno spazio relazionale in cui costruire la trama di una possibile corresponsabilità educativa, tra allenatore e genitori, ponendo il giusto accento sui comportamenti adeguati da avere, dentro e fuori dal campo. Ad esempio, l'eccessivo interesse dei genitori per i risultati dei propri figli o i comportamenti direttivi possono portare a comportamenti disadattivi con conseguenze negative come una diminuzione della motivazione e del divertimento, esperienza emotiva negativa e di conseguenza un abbandono precoce. Per questi motivi è fondamentale capire come coinvolgere i genitori nel contesto sportivo, piuttosto che escluderli.


Il progetto di coeducazione in cui sono coinvolti la famiglia e il contesto sportivo richiede un approfondimento, soprattutto in vista dell'individuazione di strategie educative e formative adeguate. Non importa infatti quanto i genitori siano appassionati o coinvolti nei risultati dei loro figli, ma piuttosto dovrebbero essere consapevoli dei loro comportamenti potenzialmente controproducenti (Bois et al., 2009). Nel prossimo articolo ti parlerò quindi della Zona Ottimale del coinvolgimento genitoriale nello Sport per capire come potersi muovere all'interno di questo delicato contesto.


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BIBLIOGRAFIA

Bois, J. E., Lalanne, J., & Delforge, C. (2009). The influence of parenting practices and parental presence on children's and adolescents' pre-competitive anxiety. J Sports Sci. 27(10):995-1005.

Brackenridge, C.H. (1998). Healthy sport for healthy girls: the role of parents in preventing sexual abuse of girls in sport. Sport, Education and Society, 3(1), 59-78.

Bringer, J.D., Johnston, L.H. and Brackenridge, C.H. (2006 resubmission) ‘Swimming Coaches’ Perceptions of Sexual Exploitation in Sport: A Preliminary Model of Role Conflict and Role Ambiguity’, The Sport Psychologist.

Bronfenbrenner, U. (1979). Contexts of Child Rearing: Problems and Prospects. American Psychologist, 34, 1 844-850.

Mantegazza, R. (1999). Con la maglia numero 7. Le potenzialità educative dello sport nell’adolescenza. Unicopli, Roma.

Tafuri, D., & Priore, A. (2020). Parenting in youth sport. Building family-sport educational partnership.

Wylleman, P., De Knop, P., Ewing, M., & Cumming, S. (2000). Transitions in youth sport: A developmental perspective on parental involvement. In D. Lavallee & P. Wylleman (Eds.), Career transitions in sport: International perspectives (pp. 143-160). Morgantown, WV: Fitness Information Technology.


Sergio Costa

Psicologo dello Sport

PhD in Neuroscienze, Imaging e Scienze Cliniche

Preparatore Mentale FIT

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