Sono più o meno 5 milioni, secondo il Sole 24 ore, i genitori che si apprestano a scegliere o confermare quale sport far praticare ai propri bambini. Una decisione nella quale il genitore a volte si trova, involontariamente o per semplice non conoscenza, un po' impreparato. Stein, Raedeke e Glenn (1999), hanno definito il coinvolgimento dei genitori come il tempo, le aspettative, l'energia e le risorse finanziarie che investono nella partecipazione sportiva dei loro figli. Tale tipo di attività può essere percepita dai bambini sia come sostegno che come pressione (Dorsch et al., 2016; Harwood & Knight, 2016). Infatti, mentre un atleta può sentire una pressione eccessiva da parte di un padre moderatamente coinvolto, un altro lo può percepire come elemento di sostegno, malgrado il medesimo comportamento.
Diversi studi hanno inoltre dimostrato che i genitori si impegnano e sono maggiormente coinvolti all’interno di sport individuali dei figli, rispetto a quelli di squadra (Dorsch et al., 2015), evidenziando che i loro comportamenti durante la competizione sono influenzati da fattori intrapersonali (ad esempio, obiettivi, empatia, conoscenza ed esperienza di gioco) e fattori situazionali o contestuali (quali fase del gioco, punteggio e importanza della gara). Come sottolinea Vanity Fair, sono all'ordine del giorno genitori incapaci di restare al di fuori dell’attività sportiva dei figli con urla dalle gradinate, minacce ai tecnici e commenti sugli avversari.
In linea con la prospettiva ecologica (Bronfenbrenner, 1979; 1999), tuttavia, non è solo la presenza o meno di un genitore che può influire sull'esperienza sportiva di un bambino, ma è anche la qualità del rapporto tra il figlio e il genitore stesso, l'interazione tra lui e gli allenatori, il risultato e l’elaborazione della partita, così come le convinzioni genitoriali percepite dal bambino attraverso i vari comportamenti del genitore fuori dal campo. È attraverso queste interazioni continue (prima, durante e dopo la competizione) che i genitori comunicano le loro opinioni, i valori e le aspettative riguardo al successo, nonché la loro percezione sulla competenza del loro bambino.
Come suggerito da Keegan, Spray, Harwood e Lavallee (2010), infatti, i genitori giocano un ruolo importante nella percezione e nello sviluppo del clima motivazionale, attraverso segnali situazionali, ambientali e gli stili genitoriali, creando un adeguato o meno contesto sportivo. Ad esempio, Woolger e Power (1993) hanno riscontrato che il coinvolgimento positivo dei genitori (vale a dire, che promuovono il divertimento e l'apprendimento di nuove abilità) è associato a risultati atletici positivi, mostrando livelli più elevati di orientamento al compito percepito dai ragazzi nell’ambiente sportivo (Duda, 2001).
Inoltre, la letteratura evidenzia che i genitori che adottano modelli di interazione autorevoli possono essere più propensi a incoraggiare i loro figli ad apprendere nuove abilità (motivazione intrinseca), fungendo anche da eccellente sistema di supporto se diventano frustrati o disinteressati (Woolger & Power, 1993). Nel tempo, questi modelli di interazione, a differenza degli stili autoritari e critici, possono portare il bambino a percepire il clima sportivo come incentrato sulla padronanza, e a migliorare la propria motivazione intrinseca (Duda, 2001; Keegan et al., 2010). Infatti, in assenza di comunicazione reciproca e supporto emotivo da parte del genitore, si può creare un clima incentrato sul confronto con l’altro e sul risultato, facendo sentire l’atleta impotente o addirittura depresso (Anderson-Butcher et al., 2002; O’Rourke et al., 2014).
Anche le aspettative dei genitori svolgono un ruolo fondamentale in questo processo, determinando sia la relazione che il grado di controllo o libertà nei confronti dei loro ragazzi. Se si definiscono limiti e aspettative senza l'input dei propri figli, ad esempio, si dice che i genitori dimostrino livelli più elevati di controllo comportamentale, monitoraggio e autorità (Barber, 1996). Se invece i genitori mantengono aspettative elevate ma realistiche, creano un clima caldo e favorevole di fronte alle difficoltà, sono descritti in letteratura come autorevoli (Baumrind, 2013). Ovviamente ciascun comportamento può avere ricadute differenti sui vissuti e le esperienze dei ragazzi all’interno del contesto sportivo.
In particolar modo, i risultati di Harwood e colleghi suggeriscono che i padri, secondo la percezione dei loro figli, trasmettono maggiormente valori associati allo sforzo, allo sviluppo e all'apprendimento, cioè promuovono valori legati al compito, ma hanno meno probabilità di impegnarsi in comportamenti espliciti. Questi risultati confermano come le madri si vedano dare più supporto ed essere più attivamente ed emotivamente coinvolte nelle attività sportive degli loro figli rispetto ai padri (Wuerth et al., 2004).
Ti interessa approfondire il mondo genitoriale nello sport? Vuoi saperne di più su come organizzare degli incontri formativi con i genitori? Segui il seguente link e acquista il corso che ho creato per te https://formazionecontinuainpsicologia.it/corso/ruolo-dei-genitori-nel-contesto-sportivo/?utm_source=AFF&utm_campaign=AFFSergio-Costa&utm_medium=liquid-967348
Sennò visita il nostro sito sul progetto di Genitori nello Sport https://www.genitorinellosport.it/
Ti interessano più articoli sul ruolo e l'importanza dei genitori nel contesto sportivo ?
Visita la sezione dedicata ----> https://www.sergiocostapsicologosport.com/articoli-psicologia-sport/categories/genitori-e-sport
BIBLIOGRAFIA
Anderson-Butcher, D., Lawson, H. A., Fallara, L., & Furano, G. (2002). Eliciting theories of change from youth care workers and youth participants. Journal of Child and Youth Care Work, 17, 130-151.
Barber, B. K. (1996). Parental psychological control: Revisiting a neglected construct. Child Development, 67, 3296-3319.
Baumrind, D. (2013). Authoritative parenting revisited: History and current status. In R. E. Larzelere, A. S. Morris, & A. W. Harrist (Eds.), Authoritative parenting: Synthesizing nurturance and discipline for optimal child development (pp. 11-34). Washington, DC: American Psychological Association.
Bronfenbrenner, U. (1979). Contexts of child rearing: Problems and prospects. American Psychologist, 34, 844-850.
Bronfenbrenner, U. (1999). Environments in developmental perspective: Theoretical and operational models. In F. Last (Ed.), Measuring environment across the life span: Emerging methods and concepts (pp. 37-43). Washington DC: American Psychological Association.
Dorsch, T. E., Smith, A. L., Wilson, S. R., and McDonough, M. H. (2015). Parent goals and verbal sideline behaviour in organized youth sport. Sport Exerc. Perform. Psychol. 4, 19–35.
Dorsch, T. E., Smith, A. L., & Dotterer, A. M. (2016). Individual, relationship, and context factors associated with parent support and pressure in organized youth sport. Psychology of Sport and Exercise, 23, 132-141.
Duda, J. L. (2001). Achievement goal research in sport: Pushing the boundaries and clarifying some misunderstandings. Advances in Motivation in Sport and Exercise, 7, 129-182.
Harwood, C. G., & Knight, C. J. (2016). Parenting in sport. Sport, Exercise, & Performance Psychology, 5, 84-88.
Keegan, R., Spray, C., Harwood, C., & Lavallee, D. (2010). The motivational atmosphere in youth sports: Coach, parent, and peer influences on motivation in specializing sport participants. Journal of Applied Sport Psychology, 22, 87-105.
Stein, G. L., Raedeke, T. D., & Glenn, S. D. (1999). Children’s perceptions of parent sport involvement: It’s not how much, but what degree that’s important. Journal of Sport Behavior, 22, 591-601.
Woolger, C., & Power, T. G. (1993). Parent and sport socialization: Views from the achievement literature. Journal of Sport Behavior, 16, 171-189.
Wuerth, S., Lee, M. J., and Alfermann, D. (2004). Parental involvement and athletes’ career in youth sport. Psychol. Sport Exerc. 5, 21–33.
#PhD in Neuroscienze, Imaging e Scienze Cliniche
コメント