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Sergio Costa

Stress e strategie di coping: come aiutare i genitori in gara

I genitori svolgono un ruolo significativo e fondamentale nell'attività fisica e sportiva dei loro figli (Brustad, 1995; 1996; Wuerth et al., 2004). Tuttavia, avendo il loro bambino coinvolto nello sport, possono sperimentare molti cambiamenti comportamentali, cognitivi, emotivi e relazionali (Dorsch et al., 2009), nonché numerosi fattori di stress organizzativi, competitivi e di sviluppo (Harwood et al., 2009; 2019) che però possono essere ben gestiti attraverso diverse strategie di coping.


Lazarus e Folkman (1984) definiscono lo stress come una transazione fra la persona e l'ambiente nella quale la situazione è valutata dall'individuo come eccedente le proprie risorse e tale da mettere in pericolo il suo benessere. Il coping è definito, invece, come gli investimenti cognitivi e gli sforzi comportamentali che le persone possono mettere in atto per affrontare tali stress.


La mancanza di controllo emotivo e le reazioni emotive inadeguate sono identificate come uno dei comportamenti più problematici dei genitori di figli sportivi (Gould et al., 2006; Lauer et al., 2010). Inoltre, l'utilizzo di strategie di coping efficaci è riconosciuto come una caratteristica importante del genitore sportivo di successo (Harwood et al., 2015).


Burgess e colleghi (2016), conducendo una ricerca sui genitori di giovani ginnaste d'élite, hanno concluso che utilizzano 4 categorie di strategie di coping: il distacco dallo sport, la normalizzazione, il desiderio di apprendere e la gestione delle proprie reazioni emotive.

Anche Harwood e colleghi, nel loro studio sui genitori di giovani tennisti britannici (Harwood et al., 2019), hanno identificato 3 differenti strategie di coping, con una particolare efficacia per le prime due strategie, indipendentemente dal tipo di stress o dalla loro valutazione:

  1. la padronanza (ad es. la comunicazione con il bambino, la ricerca di informazioni, la gestione del tempo),

  2. la regolazione interna (come la rivalutazione cognitiva, la ricerca di supporto emotivo e l’evitamento comportamentale),

  3. il ritiro dagli obiettivi e la gestione delle proprie aspettative.


Tuttavia, le reazioni allo stress non sono solo psicologiche ma anche fisiologiche, una delle quali è l'aumento della frequenza cardiaca (Goldstein, 1987). I cardiofrequenzimetri sono comunemente usati nella ricerca sugli atleti (Castagna et al., 2011; Plews et al., 2014), ma finora sono stati utilizzati solo in una ricerca sui genitori di sportivi che ha utilizzato la struttura dell’ Achievement Goal Theory (AGT) per spiegare le loro reazioni emotive (Lochbaum et al., 2017).

Frequenza cardiaca genitori

Tale ricerca ha trovato che l'orientamento al compito è collegato alle emozioni positive, mentre l'orientamento all'ego è collegato a quelle negative (Harwood et al., 2015; Lochbaum et al., 2016) e che la creazione di un clima che coinvolge il compito ha determinato un maggiore affetto positivo mentre il clima che coinvolge il risultato ha procurato livelli più elevati di cortisolo salivare (ormone sensibile allo stress) e risposte affettive negative (Hogue et al., 2017).

Tali risultati suggeriscono quindi che i genitori di figli sportivi dovrebbero fornire amore e supporto incondizionato ai loro giovani atleti concentrandosi sullo sforzo e non sul risultato (Gould et al., 2006).

Tali dati sono anche confermati dai ragazzi stessi che preferiscono che i loro genitori siano positivi, di supporto e concentrati sul loro sforzo e sull’atteggiamento in campo (Knight et al., 2010).


Un ulteriore recente ricerca è stata svolta con 2 genitori nel taekwondo (Prosoli et al., 2021), dove, una madre e un padre, hanno indossato un cardiofrequenzimetro che monitorava continuamente la frequenza cardiaca da 2 giorni prima a 2 giorni dopo una competizione nazionale. Inoltre i genitori hanno anche compilato diversi questionari sulle proprie emozione e sulle strategie di coping.


I risultati hanno evidenziato che prima della gara, il papà si aspettava che la figlia combattesse come meglio poteva, dando il massimo, mentre la madre sperava che passasse almeno il primo combattimento. I genitori avevano un modello simile di risposte cardiovascolari mentre guardavano la loro figlia competere, ma differivano in intensità, con la madre che sperimentava reazioni più forti. I profili emotivi della madre e del padre sono cambiati inoltre più volte durante il periodo di misurazione (pre e post match), ma nel complesso hanno sperimentato bassi livelli di stress, ansia e depressione, utilizzando due diverse strategie di coping per far fronte all'evento, il supporto sociale per il padre e la pianificazione per la madre. Nello specifico la madre ha riferito di provare più stress ed emozioni spiacevoli più frequentemente di quanto non facesse il padre, sebbene anche la sua esperienza fosse nel complesso più piacevole che spiacevole.


Infine, i risultati di questo studio hanno mostrato che il padre ha dormito meno e si è ripreso peggio rispetto alla madre, il che ha portato le sue risorse corporee (valutate tramite il cardiofrequenzimetro) a scendere al di sotto del livello iniziale la sera del giorno della competizione e ancora di più il giorno dopo. Al contrario, le risorse corporee della madre non sono mai scese al di sotto del punto di partenza. Questi risultati suggeriscono che è necessario includere più variabili nell'investigare e spiegare le esperienze dei genitori sportivi prima, durante e dopo la competizione del loro bambino, una delle quali è la quantità e la qualità del sonno.


Per concludere è importante documentare e comprendere le esperienze dei genitori durante gli eventi sportivi dei loro figli per migliorare il loro benessere (per sapere come leggi l'articolo sulla preparazione mentale per i genitori), ma anche aiutarli a fornire un supporto adeguato al loro bambino.

Infatti, Keegan e colleghi (Keegan et al., 2010) hanno scoperto che le reazioni e i comportamenti emotivi dei genitori prima della competizione sportiva dei loro figli possono avere una grande influenza sul giovane atleta. La gestione delle proprie reazioni emotive è riconosciuta come un'importante abilità che i genitori dovrebbero sviluppare per supportare con successo la partecipazione sportiva dei loro figli (Harwood et al., 2015).


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BIBLIOGRAFIA

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Castagna C, Impellizzeri FM, Chaouachi A, Bordon C, Manzi V. Effect of training intensity distribution on aerobic fitness variables in elite soccer players: a case study. The Journal of Strength & Conditioning Research. 2011;25(1):66–71.

Dorsch TE, Smith AL, McDonough MH. Parents’perceptions of child-to-parent socialization in organized youth sport. Journal of Sport and Exercise Psychology. 2009;31(4):444–68.

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Lochbaum M, Prosoli R, Barić R. Cardiovascular and Energy Requirements of Parents Watching Their Child Compete: A Pilot Mixed-Methods Investigation. Pedagogics, Psychology, Medical-Biological Problems of Physical Training and Sports. 2017; 21(6):279–84.

Plews DJ, Laursen PB, Kilding AE, Buchheit M. Heartrate variability and training-intensity distribution in elite rowers. International Journal of Sports Physiology and Performance. 2014;9(6):1026–32.

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Wuerth S, Lee MJ, Alfermann D. Parental involvement and athletes’ career in youth sport. Psychology of sport and Exercise. 2004;5(1):21–33.


#PhD in Neuroscienze, Imaging e Scienze Cliniche

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