Gli arbitri e i giudici di gara hanno sempre attirato meno attenzione da parte della scienza dello sport rispetto ad atleti e allenatori, nonostante l'impatto spesso cruciale e fondamentale che le loro decisioni possono avere sugli atleti stessi, sulla gestione del gioco e sui risultati nelle competizioni (MacMahon et al., 2015).
Tuttavia, questo interesse è cambiato soprattutto negli ultimi due decenni, dove sono state condotte diverse ricerche sull’importanza degli aspetti fisici (Weston et al., 2010) e psicologici (Voight, 2009) dell'arbitraggio, sul ruolo della comunicazione e dell'interazione con altri attori sportivi (Cunningham et al., 2014; Mellick et al., 2007), sugli aspetti psicologici e fisiologici legati al processo decisionale arbitrale (Mascarenhas et al., 2009), nonché sull'introduzione della tecnologia (ad esempio, Royce, 2012; Spitz et al., 2020).
Quando invece facciamo riferimento alle differenze individuali tra gli arbitri, inizialmente, la ricerca si è concentrata sui pregiudizi, sui fattori di personalità e sulle diverse fonti di stress sperimentate dagli arbitri o giudici di gara (come ad esempio, la paura di danni fisici, la pressione del tempo, le preoccupazione di commettere errori). Solo successivamente l'attenzione si è poi spostata sulle differenze esperti-novizi, sul funzionamento fisiologico e sulle abilità percettivo-cognitive. Ad esempio, si sono notate diversità negli stili di comunicazione e nella gestione dei conflitti (Mascarenhas et al., 2008), sulle convinzioni di efficacia (Guillen & Feltz, 2011) e sui comportamenti osservabili in campo, come il numero di cartellini gialli (Unkelbach & Memmert, 2008).
Tuttavia, la conoscenza è ancora lontana dall'essere ampia o applicabile, e l’obiettivo dei prossimi articoli sarà proprio quello di proporre nuove direzioni di indagine, nonché raccomandazioni per il campo e per la formazione degli arbitri in merito alle differenze individuali nella comunicazione, nelle interazioni sociali e nella gestione dei giocatori.
Se sei interessato ad altri articoli sugli arbitri puoi trovarli nella mia sezione dedicata, dove troverai anche i motivi per cui arbitrare, ma anche il ruolo dell'arbitro nello sport giovanile e l'importanza dell'autoefficacia nel ruolo arbitrale, e molto altro.
BIBLIOGRAFIA
Cunningham, I., Simmons, P., Mascarenhas, D. R. D., & Redhead, S. (2014). Skilled interaction: Concepts of communication and player management in the development of sports officials. International Journal of Sport Communication, 7(2), 166–187.
Guillen, F., & Feltz, D. L. (2011). A conceptual model of referee efficacy. Frontiers in Psychology, 2, Article 25.
MacMahon, C., Mascarenhas, D., Plessner, H., Pizzera, A., Oudejans, R. R. D., & Raab, M. (2015). Sports officials and officiating: Science and practice. Routledge.
Mascarenhas, D. R. D., O’Hare, D., & Plessner, H. (2008). The psychological and performance demands of association football refereeing. International Journal of Sport Psychology, 37(2), 99–120.
Mellick, M. C., Fleming, S., & Davies, G. (2007). An interpretive analysis of interpersonal communication: A case study from elite rugby union match officiating. International Journal of Performance Analysis in Sport, 7(2), 92–105.
Royce, R. (2012). Refereeing and technology – reflections on Collins’ proposals. Journal of the Philosophy of Sport, 39(1), 53–64.
Spitz, J., Wagemans, J., Memmert, D., Williams, A. M., & Helsen, W. F. (2020). Video assistant referees (VAR): The impact of technology on decision making in association football referees. Journal of Sports Science, 39(2), 147–153.
Unkelbach, C., & Memmert, D. (2008). Game-management, context-effects and calibration: The case of yellow cards in soccer. Journal of Sport & Exercise Psychology, 30(1), 95–109.
Voight, M. (2009). Sources of stress and coping strategies of US soccer officials. Stress and Health, 25(1), 91–101.
Weston, M., Castagna, C., Impellizzeri, F. M., Rampinimi, E., & Breivik, S. (2010). Aging and physical match performance in English Premier League soccer referees. Journal of Science and Medicine in Sport, 13(1), 96–100.
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